Società Laudano: oppio per bambini usato fino al 1912

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dicembre 11, 2020
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DESCRIZIONE

Ninne nanne letali: una storia dell’uso dell’oppio nei neonati. L’ estratto di papavero ha accompagnato il neonato umano per oltre 3 millenni. I motivi per il suo utilizzo includevano pianto eccessivo, sospetto dolore e diarrea. Nell’antichità l’insonnia infantile era considerata una malattia.

Quando il trattamento con l’oppio fu raccomandato da Galen, Rhazes e Avicenna, la sedazione del bambino si fece strada nei primi trattati medici e nelle istruzioni pediatriche. Tamponare i capezzoli materni con sostanze amare e drogare il neonato con oppio sono stati usati per accelerare lo svezzamento. Gli oppiacei si unirono al trattamento sanitario nel XVII secolo. Negli ospedali per trovatelli e gli infermieri li usavano ampiamente.

Con l’industrializzazione, l’uso privato era dilagante tra la classe operaia. Nei paesi di lingua tedesca, gli estratti di papavero venivano somministrati in zuppe e ciucci. Nei paesi di lingua inglese, farmaci con proprietà contenenti oppio sono stati commercializzati con nomi come: succhietti, toccasana, analgesici, cordiale, conservanti e altro. Erano venduti a domicilio o nei negozi di alimentari.

La tossicità dell’oppio per i bambini era una conoscenza comune; migliaia di casi di intossicazione letale erano stati segnalati dall’antichità. La volontà di usarlo nei neonati persisteva e i medici continuavano a prescriverlo ai bambini. Il commercio non regolamentato, e anche quello protetto dai governi, ha portato a un notevole aumento dell’uso privato di oppiacei durante il XIX secolo.

L’intossicazione è diventata un fattore significativo nella mortalità infantile. Ancora nel 1912, la Convenzione internazionale dell’Aia costrinse i governi ad attuare una legislazione che riduceva efficacemente l’accesso all’oppio e spezzava la pericolosa abitudine di sedare i bambini.

Fonte: Journals

Laudano

Preparato di oppio con vino o alcol e correttivi coadiuvanti vari. Deriva da una formula proposta da T. Sydenham (1624-1689) che ebbe vastissima diffusione e subì varie modificazioni. Secondo la farmacopea italiana si prepara facendo macerare per una settimana oppio in polvere (15 parti), zafferano (5), cannella (1), garofani (1) in acqua (70) e alcol a 60° (70), e poi filtrando. È un liquido bruno che contiene circa l’1% di morfina e che ha le proprietà antispastiche e antidolorifiche dell’oppio.

Fonte: Treccani

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